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Psicologia ambientale e architettonica, come disegnare spazi rigenerativi

ODUElab · 24 Luglio 2023

La psicologia ambientale e architettonica è una branca della psicologia applicata, che studia l’interazione tra l’individuo e l’ambiente naturale o costruito. L’interesse riguardo alla relazione individuo-ambiente è bidirezionale, nel senso che la disciplina è interessata sia a studiare come l’essere umano influenza l’ambiente in cui è inserito tramite i suoi comportamenti – per poter poi capire come incentivare alcuni tipi di comportamenti (ad esempio a difesa dell’ambiente) o disincentivarne altri (ad esempio gettare per terra la spazzatura) –, sia come l’ambiente influenza l’essere umano.

Per gli studi di progettazione, negli ultimi anni uno dei temi che ha assunto particolare rilevanza è quello di come l’ambiente influenza l’essere umano, generando emozioni, percezioni, comportamenti e vissuti sulla base del contesto in cui è inserito. La necessità di progettare spazi che siano non solo salutari ma anche salubri per le persone che li abitano, ha fatto sì che DVArea adottasse questa visione e, tramite ODUElab, iniziasse ad integrare i contributi della ricerca nell’ambito della psicologia ambientale nell’attività progettuale, capendo così come le persone percepiscono gli spazi a livello emotivo, cognitivo e comportamentale. Comprendere la relazione tra ambiente e psiche umana, infatti, è la chiave di volta per progettare spazi che facciano stare bene le persone.

 

Benessere e nuovi spazi di vita
Gli ambienti in cui viviamo (facendo riferimento quindi al contesto in cui siamo immersi) possono essere per noi, secondo la psicologia ambientale, o fonte di stress (dovuto a rumore, inquinamento, affollamento…) e quindi potrebbero danneggiare il benessere e le risorse cognitive dell’individuo, oppure possono essere ambienti rigeneranti, rilassanti e di aiuto per recuperare le nostre risorse fisiche e psicologiche.

Il primo tipo di ambiente, quello danneggiante, è caratterizzato da alcuni tipi di stressori ambientali. Gli stressori ambientali sono quegli stimoli che richiedono, a chi ne è circondato, di utilizzare una maggior quantità di risorse cognitive per farvi fronte. Ne consegue un affaticamento mentale non indifferente, dovuto a questa discrepanza tra le richieste del contesto e le proprie risorse fisiologiche, psicologiche e sociali. Tipici esempi di stressori ambientali sono:

• l’affollamento e lo stress urbano: l’affollamento incide sull’agitazione e l’aggressività. In città c’è più affollamento ma anche inquinamento, rumore, criminalità;

• il rumore, che è il fattore di stress ambientale riportato più frequentemente, particolarmente difficile per la sua non controllabilità da parte dei soggetti molto spesso, per il suo volume e per la prevedibilità;

• le condizioni metereologiche, dove non si intendono solamente cataclismi naturali, che sono sicuramente anch’essi fattore di stress, ma anche semplicemente il caldo quotidiano dell’estate che fa aumentare l’aggressività, o il freddo degli uffici che non favorisce il benessere dei lavoratori e che distrae dal compito.

Il primo passo quindi per la progettazione di nuovi spazi di vita è quello di minimizzare al massimo la presenza di stressori ambientali.

Il secondo tipo di ambiente invece, quello che aumenta il benessere degli individui che ne sono immersi, è uno dei principali oggetti di intervento della psicologia ambientale e architettonica a cui ODUElab contribuisce nel settore architettonico. Il ruolo della psicologia ambientale è quello di identificare le caratteristiche che rendono un ambiente rigenerativo, per poi modificarlo e far sì che diventi un alleato del benessere cognitivo e psicologico dell’individuo. Gli ambienti che possiedono queste caratteristiche sono quei luoghi che consentono alle persone di essere di buonumore, di avere un cambiamento positivo a livello di attività fisiologica, di migliorare il proprio funzionamento cognitivo e comportamentale. L’obiettivo di DVArea, tramite ODUElab, è quello di sfruttare le potenzialità rigenerative che un ambiente può avere, per aumentare il benessere percepito delle persone che lo abitano.

 

Il restorative design
Legato al concetto di ambiente rigenerativo è quello di restorativeness: un’espressione che indica gli effetti positivi che un certo tipo di ambiente può avere sul benessere psicologico degli individui. Quindi non solo genera emozioni positive, ma contribuisce anche in modo attivo al benessere fisico e psicologico. Sono molteplici le caratteristiche che possono rendere un luogo ristorativo/rigenerante, e che permettono a un individuo di rigenerare le risorse cognitive che impiega nel corso della sua vita quotidiana. Gli ambienti che possiedono questo tipo di caratteristiche, e che quindi contribuiscono a un rinnovamento delle risorse esaurite, sono propriamente detti restorative environments.

Un luogo per essere considerato rigenerativo e per poter concorrere in modo attivo al nostro benessere deve avere tre principali caratteristiche da soddisfare:

• deve assecondare i bisogni estetici dell’individuo;

• deve evitare il sovraccarico cognitivo e l’eccessiva stimolazione fisiologica;

• deve favorire la rigenerazione dell’attenzione e il recupero dallo stress psicofisico.

Quando progettiamo un ambiente tenendo in considerazione queste caratteristiche stiamo progettando secondo i criteri del restorative design. Un ambiente può essere rigenerativo in molti casi, sia in ambienti completamente costruiti che in quelli naturali.

La progettazione rigenerativa può ridurre lo stress, migliorare le funzioni cognitive degli individui, la loro creatività e il benessere delle persone. Basandosi sulle ultime evidenze scientifiche nel campo della psicologia ambientale quindi, ODUElab potrà portare sul campo queste scoperte e contribuire a costruire degli spazi che abbiano come linee guida quelle del design rigenerativo.

 

Camilla Marossi
Environmental Psychologist 

Dettaglio di una macchina da scrivere Olivetti d’epoca, fotografata su sfondo bianco.

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